La sezione monografica di questo fascicolo, come già quella del nel fascicolo II/2020, è composta dalle risposte alla call-for-papers promossa dalla Rivista.
Come per l’anno precedente, si è trattato di una call-for-papers che ha avuto una lunga gestazione nel dibattito della Direzione della Rivista. Sul tema – le disuguaglianze – la Direzione della Rivista ha presentato un contributo alcuni mesi prima dell’avvio della call-for-papers – testo che viene pubblicato in apertura della prima parte della sezione; successivamente, con un contributo originale ma che risente profondamente della discussione interna alla Direzione, Antonio Barone ha presentato un’apprezzata relazione al convegno dell’associazione dei professori di diritto amministrativo (AIPDA) che la Rivista ha il piacere di pubblicare sempre nella prima parte della sezione e che vuole costituire l’apertura concettuale del dibattito. A questa prima parte segue la pubblicazione dei contributi ricevuti in esito alla call-for-papers.
Con la sezione monografica di questo fascicolo si avvia una riflessione che si vorrebbe estendere nel tempo, che metodologicamente identifica un plesso di problemi unificandoli intorno ad una parola chiave – nel caso, le disuguaglianze.
Il termine prescelto deve essere sintetico sia di una serie – in parte inesplorata – di possibilità teoriche che per diverse ragioni non sono ancora state adeguatamente esplorate – nel caso di quella di questo fascicolo, prevalentemente, la notevole influenza di elementi politici che hanno messo in ombra il suo rilievo giuridico. Per altro verso, il termine oggetto della riflessione deve collocarsi all’incrocio di un plesso di problemi, che consenta sia l’analisi critica che la ricostruzione sistematica. Inoltre, si deve trattare di un sistema di problemi che rileva criticamente quanto all’evoluzione dell’ordinamento e dei diritti della persona.
Quello che si presenta è il primo tentativo di muovere in questa direzione, non verso la creazione di un dizionario critico di termini giuridici essenziali, ma – secondo il costante sforzo della Rivista – di collocarsi lungo i crinali nei quali la relazione tra diritti, poteri e organizzazioni si trasforma, nella prospettiva di affrontare con serietà il còmpito del giurista rispetto alle domande della società e della persona umana.