Egemonia vs. sovranità: oltre lo stato di diritto per un dis-ordine globale? Spunti su alcune forme giuridiche (cosmopolite)

Abstract

Martha Nussbaum, la pensatrice di Chicago, ha recentemente affermato che le nazioni e le identità nazionali sono i migliori – e gli unici - strumenti per alimentare la dignità universale: l’autonomia individuale e la sovranità sono nozioni simili che si sostengono a vicenda, ma il partner politico naturale della concezione kantiana dell’autonomia individuale resta la sovranità nazionale, non già la sua sublimazione nella dimensione sovranazionale. Ciò che, in altre parole, può essere racchiuso nel cd. “cosmosovranismo”, che muove dagli effetti di ricaduta dei valori globali direttamente conseguenti alle dinamiche del mondo internazionale (e cosmopolita). Il punto di vista della Nussbaum agevola una visione pluralistica (o pluri-dimensionale) della sovranità. Il suo approccio è ancora più propizio in un contesto internazionale o globale: il passaggio dalla sovranità nazionale o tradizionale a quella cosmopolita delinea una diversa linea di indagine fondata sull’impossibilità o, piuttosto, sull’inopportunità di estendere sia le (nozioni europee di) "tradizioni costituzionali comuni" che i "criteri di identità costituzionale" degli Stati membri in un contesto globale (segnato, se non trasfigurato, da una nuova guerra fredda 4.0?). L’autore avverte, infatti, un certo grado di incommensurabilità tra la nozione di Stato di diritto dei paesi liberali (non necessariamente occidentali) e quella (nozione di Stato) effettiva in altri Paesi (Cina e Russia, in primis): donde la verificabilità di un fenomeno che sembra coincidere con un “dis-ordine globale”. Ora, ragionare in termini strettamente giuridici potrebbe non essere sufficiente: come è stato osservato, bypassare il concetto di identità costituzionale al fine di vietare qualsiasi strumentalizzazione fondata su ulteriori argomenti giuridici, è come un cane che si morde la coda. L’unico rimedio, epistemico e semantico allo stesso tempo, è la contestualizzazione in dinamiche più ampie come quelle sociali, culturali, di coscienza individuale (alla maniera di Antonio Gramsci), assumendo la nota prospettiva “egemonica" (piuttosto che quella sovran-istic-a); una scelta metodologica che può condurre l’analisi su un piano di indagine intriso altresì di profili sociali e politici, dai quali la sovranità nazionale è stata costretta ad emanciparsi in ragione delle forze ordo-liberali (con l’effetto collaterale di forgiare democrazie senza “strutture”). Tale passaggio consente di agganciare il ragionamento al mondo del multilateralismo: a questo proposito, la dottrina ha delineato un altro modo di penetrare e contaminare le entità internazionali oltre le nozioni di egemonia e sovranità, riferendosi all’"isomorfismo istituzionale" in una dimensione trans-nazionale, nozione attraverso la quale i processi globali di cambiamenti socio-politici favoriscono l’omogeneizzazione dei modelli organizzativi istituzionalizzati. Tuttavia, i risvolti applicativi di tale teoria riguardano un fenomeno ancora da esplorare con precisione: si avverte però sin d’ora che, sul versante sociologico, questa indagine rivela il lato gramsciano della medaglia]

https://doi.org/10.14276/2610-9050.3317
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