Città intelligenti e diritti: nuove prospettive di consumo nel prisma della socialità

Abstract

Il lavoro si prefigge di indagare le potenzialità che sottendono la conformazione degli spazi urbani in senso “intelligente” ed il ruolo effettivamente giocato dalle smart cities nella prospettiva di soddisfare le posizioni pretensive delle persone che abitano quegli spazi, in particolare dei diritti sociali. La prospettiva, da cui muove il lavoro, che ricostruisce la cittadinanza quale complesso di prerogative la cui soddisfazione legittima i pubblici poteri, induce a guardare quindi al “consumo” di beni e servizi come ad un orizzonte fondamentale dei rapporti tra amministrati e amministrazioni, nella consapevolezza della trasfigurazione della relazione amministrativa, da tempo registrata, sempre più aderente al paradigma del rapporto tra produttore e consumatore. L’idea che sostiene la riflessione è che anche l’impiego di tecnologie avanzate che caratterizza (e identifica in certa misura) il fenomeno delle smart cities, vada ricostruito in questa prospettiva di servizio al cittadino, e dunque che esso operi come una rappresentazione paradigmatica della funzionalizzazione dell’organizzazione amministrativa alla sovranità popolare. Questa chiave di lettura consentirebbe di reagire e correggere scelte regolatorie che non indirizzano lo sviluppo tecnologico all’interno delle smart cities verso obiettivi socialmente desiderabili, e al contrario accentuano il tasso di divaricazione sociale ed alimentano fenomeni di emarginazione di quanti non possono e non sanno sfruttare pienamente le potenzialità che da questo strumentario innovativo promanano. I servizi di social housing sono particolarmente rappresentativi – e sono perciò in questo senso assunti a paradigma nel lavoro – delle vischiosità che accompagnano i tentativi di rendere disponibili servizi ad alto tasso di socialità in spazi urbani “intelligenti”.

https://doi.org/10.14276/2610-9050.3312
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Copyright (c) 2022 Carla Acocella, Giuseppe Laneve