Il controllo degli investimenti in uscita: prime riflessioni sulla nuova frontiera delle funzioni economico-securitarie

Abstract

Il contributo riguarda la funzione economico-securitaria di controllo degli investimenti in uscita, oggetto di un Libro Bianco pubblicato alla Commissione Europea e di un Ordine Esecutivo negli USA. Il presente contributo intende allora indagare come un tale potere amministrativo possa inserirsi nell’ordinamento italiano, sulla base di quali competenze e in che rapporto con le attuali funzioni economico-securitarie: golden power e controllo dei prodotti e duplice uso.

Lo studio dei primi interventi normativi e delle strategie europea e statunitense sulla sicurezza consente di elaborare tre categorie di obbiettivi a cui è funzionale il controllo degli investimenti in uscita. Si tratta del contrasto alla fuga di tecnologie ed il perseguimento dell’autonomia economica e della supremazia tecnologica. Ognuno di questi obbiettivi è collegato ad un particolare ambito di applicazione della normativa, in rapporto con le altre funzioni economico-securitarie. I primi due obbiettivi si caratterizzano per esigenze difensive a fronte di rischio geopolitici, mentre il terzo, quello della supremazia tecnologica, evidente nella normativa statunitense e non estraneo anche alla strategia europea, si colloca in una prospettiva più chiaramente di competizione fra Stati. Si dimostrerà come perseguire questo obbiettivo richieda a sua volta una decisione politica fondamentale inerente ai Paesi a cui applicare la normativa in esame, secondo un list approach proprio dell’Ordine esecutivo statunitense ma di improbabile adozione nel sistema europeo.

Sulla base delle finalità da perseguire, il contributo indaga poi il rapporto con le funzioni economico-securitarie della golden power e del controllo dei prodotti a duplice uso. In tal modo si rileva che, anche alla luce della attuale e irrazionale sovrapposizione tra disciplina di golden power e di controllo delle esportazioni, le attuali funzioni economico-securitarie già permettono di perseguire gran parte degli obbiettivi del controllo degli investimenti in uscita. Residuano ipotesi che esulano dalla normativa attuale ma il cui monitoraggio si pone in rapporto problematico con il principio di proporzionalità.

Il rapporto con le altre funzioni economico-securitarie permette anche di valutare la modalità di regolazione di un’eventuale disciplina sul controllo degli investimenti in uscita, in ragione del rapporto tra competenze nazionali ed europee. Il controllo degli investimenti in entrata e dei prodotti a duplice uso offrono due modelli diversi, entrambi basati sul rapporto tra politica commerciale comune – di competenza esclusiva europea – e sicurezza nazionale. Sembra che, nelle more dell’adozione di una eventuale disciplina europea, gli Stati membri possano adottare misure nazionali e, in ogni caso, una eventuale normativa europea non possa che delegare la decisione amministrativa all’autorità nazionale.

Resta che la funzione economico-securitaria in esame e le altre già disciplinate a livello europeo e nazionale si basano su un problematico rapporto tra sicurezza nazionale e regolazione economica, ed il concetto di “sicurezza economica” che governa ora l’azione europea riflette la costitutiva ambiguità del concetto di “sicurezza”. Ogni discorso sul rapporto che si potrà configurare tra Europa e Italia, e tra Stato e mercato, dimostra l’esigenza di definire cosa si intende per esigenza securitaria, e fin dove può tracciarsi un confine tra tutela del mercato e interessi fondamentali della collettività. La disciplina sul controllo degli investimenti in uscita, ancora oggi in una fase iniziale, potrebbe spostare questo confine, estendendo l’interesse nazionale o europeo anche allo sviluppo di attività economiche all’estero.

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