Abstract
Il presente lavoro intende discutere il modello dell’amministrazione per fini pubblici dal punto di vista della complessa dinamica che intercorre tra scelte di finanza pubblica, organizzazione amministrativa e godimento dei diritti costituzionalmente garantiti. Partendo dall’analisi dei fondamenti costituzionali del potere di organizzazione e della sovranità finanziaria, dopo aver inquadrato la funzione dei vincoli di spesa nella prospettiva della sovranità popolare, l’articolo si propone di valutare le implicazioni della disciplina di bilancio sul godimento dei diritti fondamentali della persona e, di conseguenza, sulle scelte concernenti l’organizzazione chiamata a darvi soddisfazione, secondo un paradigma discorsivo-razionale. Attraverso la critica della tesi dei diritti finanziariamente condizionati, sviluppata nel solco dell’indirizzo giurisprudenziale che riconosce l’esistenza di un nucleo minimo di diritti sociali a soddisfazione necessaria, e il riconoscimento dell’esistenza di diverse situazioni giuridiche direttamente azionabili dal cittadino in relazione all’esercizio del potere di organizzazione, l’autore propone una rilettura delle dinamiche politico[1]amministrative concernenti la tutela dei diritti fondamentali della persona inquadrandole nell’ambito di una dialettica giuridico-istituzionale basata su criteri di razionalità economica e sul principio di leale collaborazione. Secondo l’autore, proprio la corretta comprensione di tale dialettica costituisce il presupposto necessario per il ripensamento dell’organizzazione amministrativa in funzione del massimo godimento possibile dei diritti costituzionalmente garantiti, nella prospettiva oggettivata dell’amministrazione per fini pubblici.
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