Abstract
Premessa un’analisi circa l’uso ed il significato di atrocitas nelle fonti non giuridiche con qualche indugio su quelle retoriche, si esaminano i testi in cui il termine viene utilizzato in contesti giuridici, e in particolare quelli nei quali l’atrocitas assume un valore “definitorio”, tanto da poter essere essa stessa
classificata e distinta secondo diverse tipologie (persona, tempore, re secondo Labeone e Ulpiano, ovvero facto, loco, persona in Gaio e in Giustiniano); per concludere col tratteggiare più concretamente l’atrocitas del diritto romano
come elemento che determina la maggiore gravità dell’illecito commesso (che sia iniuria, che sia furtum, che sia vis). Le fattispecie esaminate dai giuristi dell’antica Roma consentono poi di porre all’evidenza il parallelo con talune delle situazioni concrete illustrate dall’art. 61 c.p. relativo alle circostanze aggravanti del reato, suggerendo un reciproco approfondimento anche circa la ratio profonda della norma.
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