Abstract
L’eccesso di presenza sociale del diritto penale è un dato di comune esperienza. Unitamente alla constatata erosione della sua razionalità sistematica, tale esperienza polarizza un vasto movimento critico. La condivisione dell’obbiettivo non è tuttavia motivo sufficiente per occultare le significative divergenze che, nell’ambito del fronte comune, caratterizzano sia l’identificazione dei rimedi, sia gli auspicati punti di approdo dell’auspicata riforma. In particolare, non può essere taciuta la specificità che, nello spazio europeo, segna la posizione di quanti sono oggi al lavoro per demistificare l’hybris della moderna legislazione penale e, al contempo, per dimostrare l’impraticabilità di soluzioni ispirate ad un ritorno all’ortodossia del classico diritto penale liberale: denunciate come vicolo cieco dal quale, si dice, è possibile uscire solo imboccando con decisione la strada di una più estesa attuazione dei principi della democrazia penale. Un confronto approfondito, e talvolta aspro, le cui scansioni argomentative sono sembrate meritevoli di attenzione nelle pagine che seguono, dove emerge, come necessario presidio contro l’esondazione punitiva del diritto penale di scopo, l’esigenza di irrobustire il livello di integrazione tra discorso penalistico e autonomia sociale.
The social presence of criminal law is an element of common experience that raises many critical aspects. A shared objective is not, however, sufficient reason to hide the significant divergences that characterise both the identification of the solutions and the desired outcomes of the desired reform. This essay aims to analyze the different views on this issue, paying special attention to the European context where it is working to demystify the hybris of modern criminal law and to explain the impracticability of solutions inspired by a return to the orthodoxy of classical liberal criminal law. It is finally highlighted the need to strengthen the level of integration between criminal discourse and social autonomy
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