Abstract
L'intervento della NATO in Kosovo ha riproposto il problema della regolamentazione dell'uso della forza nelle relazioni internazionali, che è centrale nel sistema di diritto internazionale consacrato dai Trattati di Miinster e Osnabriick del 1648. L'idea stessa del diritto internazionale nasce da questa fondamentale esigenza. In questa fine secolo, l'ampliamento semantico del concetto di "pace internazionale" e l'enfasi posta sugli altri valori già solennemente proclamati al preambolo della Carta delle Nazioni Unite - in primis, il rispetto dei diritti dell'uomo - hanno portato al ricorso progressivo alla forza per fini definiti umanitari. Si è così assistito alla reviviscenza della teoria ottocentesca degli interventi di umanità, da tempo abbandonata e deplorata, anche per la sua scarsa credibilità, dalla dottrina maggioritaria. Pertanto, delle numerose questioni giuridiche che gli eventi della primavera del 1999 hanno sollevato, viene qui affrontata la problematica della liceità degli interventi umanitari.
Le pagine che seguono rappresentano la prima parte di un lavoro che propone una lettura dell'azione militare della NATO, come eventuale "intervento umanitario", nel quadro dell'evoluzione del sistema di diritto internazionale. L'articolo ripercorre le origini antiche della crisi del Kosovo e delle relazioni interetniche del contesto balcanico, avvelenate dalle ideologie nazionaliste di matrice romantica che hanno profondamente attecchito nei programmi politici slavi dell'ottocento. Proprio i residui di tali ideologie sembrano all'origine del più grave conflitto europeo dalla seconda guerra mondiale, la cui prima scintilla è scoccata in un'insurrezione albanese a Pristina. Nell'esaminare il conflitto in Kosovo, esacerbatosi dopo gli accordi di Dayton, particolare attenzione è posta all'atteggiamento della comunità internazionale. L'autore illustra come tutto il processo decisionale culminato con l'Activation Order dei merribri dell'Alleanza Atlantica, si sia articolato al di fuori delle istituzioni dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e sotto l'impulso dell'urgenza e della necessità di adottare misure di pressione concrete e capaci di garantire il rispetto dei diritti umani della popolazione Kosovara di etnia albanese. Del pari, il concreto svolgersi dell'azione bellica è avvenuto al di fuori di un controllo politico collettivo. L' opinio necessitatis allegata dagli autori dell'intervento, a giustificazione dell'uso della forza, pur non essendo unica od univoca ha sostanzialmente riproposto i termini dell'antica querelle sulla liceità degli interventi umanitari.
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