Abstract
La plastica è sostanzialmente ovunque e pone non soltanto una questione generazionale, ma soprattutto una questione di sopravvivenza dell'essere umano all’interno della biosfera. Si tratta di una “Tragedy of Commons”, che emblematicamente disvela la tendenza umana a sfruttare una risorsa comune fino all'inquinamento o, comunque, fino all’esaurimento. Sebbene nel corso della seconda metà del secolo scorso siano state approntate una serie di teorie correttive politico-economiche, la loro applicazione ha soltanto condotto ad affrontare più seriamente il problema dell’inquinamento da plastica, ma non ad arginarlo complessivamente. In questo contesto, l’obiettivo del contributo è quello di immaginare la problematica globale sotto una duplice lente, che guardi tanto alla necessità di una governance stratificata e policentrica in cui non rilevano soltanto i decisori politici ma anche gli organismi giurisdizionali, secondo un’impostazione top-down, quanto al coinvolgimento attivo della base sociale attraverso norme di economia comportamentale basate sul nudging, secondo una logica bottom-up. Se non ci si inganna, tale prospettiva olistica conduce all’elaborazione di una valida strategia di contrasto all’inquinamento da plastica, che passa dal superamento della frammentarietà delle regole attualmente vigenti in materia - tramite modelli normativi efficaci e multilivello e il riconoscimento del crescente ruolo che il potere giudiziario recita nello sviluppo della base regolatoria - e dalla stimolazione gentile delle coscienze individuali mediante pratiche in grado di apportare nei consociati cambiamenti comportamentali socialmente orientati.
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