Abstract
La crisi modernista dell'inizio del Novecento vide, dal punto di vista filosofico-religioso, una paradossale alleanza: contro i modernisti si schierarono infatti tanto i sostenitori di un ontologismo idealistico-immanentistico “neo-hegeliano”, quali Croce e Gentile, tanto i sostenitori neotomisti dell'ontologismo trascendente. Vi furono però anche filosofi che, attenti alla finitezza e ai limiti conoscitivi ed esperienziali dell'uomo, sulla linea del criticismo kantiano, guardarono con un certo interesse alle esigenze di rinnovamento religioso avanzate dai modernisti. Tra essi a Roma Bernardino Varisco e a Firenze Francesco De Sarlo. Alla scuola di Varisco si formò poi Enrico Castelli nel quale la sensibilità iniziale per posizioni filosofico-religiose accostabili ad alcune istanze del modernismo - l’interesse per il dato storico, l’atteggiamento anti-assolutistico e anti-dogmatico - si venne precocemente a sviluppare in un’attenzione alle filosofie e alle teologie “esistenziali” che cominciavano ad emergere oltralpe.
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