Abstract
L’articolo analizza l’evoluzione dei contratti pubblici per il settore culturale nell’ordinamento giuridico italiano, con particolare attenzione alla sostenibilità, da realizzarsi anche attraverso i Criteri Ambientali Minimi (CAM) specifici. Criteri che, come declinato in ambito europeo, debbono tener conto degli aspetti di tutela ambientale, sociale e culturale, richiedendo alle stazioni appaltanti di agire come committenti strategici. Si propone, a tal fine, una rilettura dell’eccezione culturale, da intendersi non solo come deroga al principio di concorrenza, ma come fondamento della disciplina a tutela della creatività e dell’unicità della prestazione in ambito culturale, promuovendo l’apertura del mercato a nuovi operatori economici qualificati per l’innovazione e la sostenibilità nel settore.

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