quando il rimedio è peggiore del male: il decreto-legge n. 76/2020 e l’inefficace lotta alla “paura della firma”. individuare le cause per ripensare le soluzioni

Abstract

Il presente elaborato mira ad analizzare le modifiche operate dal decreto-legge “semplificazioni” n. 76 del 2020 al regime della responsabilità, mettendone in luce i profili di maggiore criticità.
Lo studio muove dall’assunto che il principio di responsabilità si leghi inscindibilmente al principio di buon andamento in quanto funzionale alla sua tutela. L’evoluzione di quest’ultimo, fatto oggetto di un progressivo processo di «disgelo costituzionale» a partire dagli anni ’90 del secolo scorso che ha condotto alla valorizzazione dei risultati perseguiti nell’ottica della massimizzazione del benessere collettivo, ha determinato l’esponenziale aumento delle fattispecie di danno all’erario e la conseguente espansione del ruolo della Corte dei conti.
Il d.l. “semplificazioni”, con l’intento di combattere il fenomeno della burocrazia difensiva che nella fase di emergenza sanitaria si rivelerebbe particolarmente dannoso, ha operato una restrizione dell’ambito applicativo sia della responsabilità erariale, intervenendo sul suo elemento soggettivo, sia di quella penale, parzialmente riscrivendo il reato di abuso d’ufficio. Sebbene già in passato il legislatore, spinto dalla medesima esigenza, avesse messo mano ad entrambi i tipi di responsabilità sollevando critiche circa la possibilità che tali interventi legittimassero gestioni più “rilassate” del denaro pubblico, l’impatto delle modifiche apportate nel 2020 è stato tale da destare preoccupazioni più numerose e più serie.
Non solo il legislatore, miope e frettoloso, si è mosso nella direzione opposta a quella della promessa semplificazione, ma pare anche aver spianato la strada ad una gestione incauta del denaro pubblico e a condotte pregiudizievoli per il buon andamento della p.a. L’intervento non pare nemmeno idoneo ad arginare la “paura della firma”, in quanto le vere cause dei malfunzionamenti andrebbero ricercate altrove, dentro e fuori l’amministrazione. È solo attraverso una «visione aggregata» dei problemi, indagati con l’adeguato dispendio di tempo e risorse, che è possibile operare interventi destinati a reggere la prova del tempo e ad incidere positivamente sul funzionamento della macchina amministrativa, diffondendo una nuova cultura del bene comune.

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