Giudice umano e intelligenza artificiale: Il processo amministrativo alla prova dell’imparzialità nell’era delle decisioni automatizzate

Abstract

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale procede senza sosta e la recente approvazione dell’Artificial Intelligence (AI) Act europeo è una conferma dalla portata normativa senza precedenti per la scienza giuridica. In un simile contesto i policymakers amministrativi discutono su modi e criteri di governance di detto strumento dalle potenzialità giuridiche inimmaginabili. Il giudizio amministrativo non è immune da un simile fenomeno dalle vaste proporzioni, ma anzi si dimostra pienamente influenzato tramite l’ampia implementazione delle cc.dd. “decisioni automatizzate”. Il presente contributo offre un’indagine sistematica della materia, proponendo una rivisitazione concettuale della clausola legale dell’imparzialità come straordinario strumento giuridico che permette di funzionalizzare le decisioni automatizzate alla tutela della sfera dei diritti individuali e collettivi in sintonia con l’ordinamento costituzionale. A questo scopo, l’articolo si interroga sull’uso dell’intelligenza artificiale al fine di capire se questo paradigma sia rispettoso dei principi posti a base dell’ordinamento giuridico, come i principi di legalità ed uguaglianza, il cui corollario – quello di imparzialità – appare, secondo un approccio storicistico ed antropologico, non propriamente rispettato. Ciò sulla base dei deficit di creatività dell’intelligenza algoritmica. Si dirà, dunque, che la parzialità umana appare essere più imparziale dell’asserita imparzialità della macchina. Si analizzeranno, poi, ulteriori principi tra cui quello di strumentalità, di trasparenza (e conoscibilità, il ché assume soluzioni complesse da gestire), di imputabilità e non esclusività della decisione automatizzata. Nelle conclusioni si propone una lettura del principio giuridico di imparzialità costituzionalmente orientata.

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