Abstract
Le mappe contemporanee dell'Africa mostrano chiaramente i confini degli stati di tutto il continente. Non tutti sanno, tuttavia, che, prima della corsa coloniale per l'Africa, le frontiere nazionali e i confini geografici erano molto meno codificati. Al giorno d'oggi la percezione dei confini coloniali tra le persone che vivono nelle zone di frontiera è diversificata in quanto, i confini sono soggetti a interpretazione e negoziazione culturale. Le separazioni create dai confini coloniali possono non essere percepite come permanenti, le persone possono sentire di avere legami molto forti oltre i confini nazionali e, inoltre, i confini possono essere creati attraverso la costruzione di categorie culturali estranee ai confini politici. Inoltre, le stesse linee create dalle frontiere nazionali possono favorire aggregazioni di indicatori di identità etnica associati in modo diverso su ciascun lato della frontiera tanto che le persone possono utilizzare aree di frontiera opposte per migliorare positivamente la propria percezione di sé e perfino l’autostima.
Gli Zigula somali che vivevano lungo il fiume Juba prima di essere sfollati dalla guerra sono un esempio di persone che hanno trascurato frontiere nazionali moderne e considerato invece le somiglianze culturali molto rilevanti per l’identità del proprio gruppo. Aspetti linguistici e parentali possono essere manipolati e adattati a questo scopo. Questo testo descrive alcune condizioni per le quali le somiglianze culturali possono diventare modalità per effetto delle quali i confini sarebbero essere realmente tali, dividendo territori adiacenti, ma costruiti culturalmente; inoltre le aree di frontiera possono essere luoghi nei quali rami di '"identità positiva" (Epstein 1983, 185) vengono sperimentati e vissuti. I campi profughi e lo status di rifugiato possono essere considerati aree di frontiera in senso sia geografico che metaforico.
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