Abstract
Il presente studio propone una rilettura di The Fulness of Life di Edith Wharton, short story a cui, a nostro avviso, la critica non ha dedicato la dovuta attenzione, focalizzandosi in gran parte sulla risonanza autobiografica del soggetto, un matrimonio male assortito tra un’idealista cultrice delle belle arti e un inguaribile materialista. Tali letture sono certamente pertinenti ma non esauriscono le prospettive ermeneutiche sul racconto, a nostro avviso rappresentativo, pur nei limiti figurali e narrativi imposti dalla brevità strutturale del genere, di alcune problematiche di profonda rilevanza socioculturale nell’America di fine Ottocento. Attraverso l’analisi di The Fulness of Life, si cercherà di dimostrare come la sopra citata questione autobiografica vada, piuttosto, collocata sul più ampio fondale di un problema molto sentito da Wharton, quale la tendenza, da lei riscontrata, nella cultura coeva dei suoi nativi Stati Uniti, a un’inveterata oggettivazione dell’universo femminile.
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