Abstract
Coinvolgere i soggetti detenuti in un’attività di lavoro costituisce per il legislatore un compito a un tempo eticamente ineludibile, costituzionalmente necessario per assicurare la funzione risocializzante della pena ed efficace per impedire il ritorno all’illegalità al termine della fase di esecuzione. Il traguardo è ancora lontano dall’essere raggiunto, per le ragioni affrontate nel contributo, ma la rinnovata attenzione del Ministero della Giustizia e del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e la comune strategia operativa elaborata potrebbero produrre nuove importanti opportunità di occupazione.

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