Abstract
I termini “jihadismo” e “jihād” nella lingua italiana sono spesso usati come sinonimi e associati al fenomeno della radicalizzazione dei detenuti nel sistema carcerario. Il presente contributo si prefigge di disarticolare questo binomio e di delineare alcune rilevanti differenze tra i significati giuridici e politici di tali nozioni nella tradizione islamica. Inoltre, tenendo conto della proposta di un pensatore musulmano contemporaneo – Jawdat Said – portavoce dell’idea di un “jihadismo autocritico” nella società pluralistica, questa riflessione cerca di valorizzare nuovi modelli e nuove modalità di de-radicalizzazione realizzabili nel sistema carcerario italiano attuale attraverso la rieducazione musulmana.

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