Una riflessione teorica e dogmatica sul Codice dei Contratti Pubblici

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Abstract

La riflessione sulla disciplina dei contratti pubblici è spesso concentrata su questioni ermeneutiche specifiche, in molti casi occasionate da contrasti di giurisprudenza.

La novità di un codice dei contratti pubblici che si apre con una nutrita sequenza di “principi” offre l’occasione di provare ad impostare lo studio della disciplina dei contratti pubblici in maniera sistematica e su solide basi teoriche.

In primo luogo, il codice suggerisce di approfondire che cosa siano i principi, quali siano le loro funzioni in un ordinamento contemporaneo e quali “benefici” o “pregiudizi” ci si può attendere dal loro impiego. Si tratta di un tema di teoria generale, molto battuto e ciononostante privo di approdi largamente condivisi. Da qui l’esigenza di coinvolgere nel dibattito anche i filosofi e i teorici del diritto.

In secondo luogo, il Titolo I del nuovo codice dei contratti pubblici solleva la questione della relazione tra quei principi e le tematiche classiche del diritto amministrativo generale e del settore: la discrezionalità della p.a., la relazione con la giurisprudenza, la relazione (o il confine) tra diritto pubblico e diritto privato, l’autonomia contrattuale. In altre parole, quel catalogo di principi riacutizza il bisogno di sistematizzare.

In terzo luogo, spesso le costruzioni giuridiche del settore dei contratti pubblici travalicano nel diritto amministrativo generale, probabilmente perché è il settore di più frequente applicazione da parte della giurisprudenza1.

A questo compito la Rivista ha intenzione di contribuire, non per ossequio ad un’ansia d’ordine o al piacere per la simmetria, ma perché la costruzione di un sistema è una diga contro una giurisprudenza ondivaga e un legislatore impreciso. In altre parole, nella convinzione che la seria dogmatica è un grande strumento di certezza per gli operatori giuridici e, di conseguenza, per il mercato.

1 Come un tempo accadeva per l’urbanistica e l’edilizia, settori allora largamente maggioritari nella giurisprudenza e dove perciò si sono consolidati taluni cardini del sistema.

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