Abstract
Nel moderno contesto economico, il tema dei tempi della determinazione amministrativa riveste un’attualità giuridica particolarmente stringente, come ampiamente testimoniato dai ripetuti interventi riformatori cui, nell’ultimo decennio, è stato sottoposto l’art. 2 della l. n. 241/1990, che sancisce il «dovere» della p.a. di concludere il procedimento con un provvedimento esplicito entro un termine predeterminato.
Il contributo si propone di evidenziare il rilievo essenziale che, soprattutto nell’attuale congiuntura economica, assumono la certezza e la rapidità dei tempi di conclusione del procedimento amministrativo in rapporto alle scelte economiche dei privati.
In particolare, dopo aver posto in rilievo come il carattere anti-giuridico ex se dell’inerzia amministrativa e la “gravità” della lesione da essa derivante al bene della vita “tempo” risultino ancor più percepibili in un periodo di crisi economica, viene evidenziato in quale misura il “fattore-tempo” costituisca variabile essenziale della programmazione finanziaria privata; ciò che richiede che il tempo del procedimento amministrativo sia ragionevolmente “calcolabile”, e, con esso, il c.d. “rischio amministrativo”.
Viene altresì evidenziato come il mancato rispetto dei tempi di conclusione del procedimento produca comunque un’alterazione dei piani finanziari predisposti dal soggetto privato, e ciò sia nel caso di ritardo nell’emanazione di un provvedimento favorevole, sia in quello di ritardo nell’adozione di un provvedimento sfavorevole.
Sotto altro riguardo, il contributo pone in luce come la certezza dei tempi di conclusione del procedimento amministrativo, unitamente alla celerità degli stessi, rappresentino un importante fattore di competitività del “sistema-Paese”: gli investimenti in attività economiche e imprenditoriali, infatti, vanno inevitabilmente a concentrarsi su quei Paesi il cui ordinamento garantisca maggiormente la certezza e la rapidità dei tempi per “fare impresa”. Si tratta di una pre-condizione per la crescita economica, che, nel nostro ordinamento, si è tentato di realizzare anche attraverso politiche di semplificazione procedimentale, tendenti a farsi anche più intense in periodi di crisi: a tal proposito, il contributo esamina le principali novità apportate dalle riforme amministrative più recenti alla disciplina dei termini del procedimento, accomunate dalla finalità di ridurre la distanza tra “tempo economico” e “tempo procedimentale”.
All’esito di tale disamina, si perviene alla conclusione che la tempestività dell’azione amministrativa si configura, ora, come un autonomo principio giuridico dotato di precettività, assistito, cioè da idonea “sanzione” in caso di sua violazione. In particolare, l’evoluzione del diritto positivo fa apparire superata la necessità dell’istituto del silenzio, dal momento che l’inerzia, ormai, si qualifica giuridicamente come inadempimento dell’obbligo di provvedere e determina precise conseguenze giuridiche sul piano sia “interno” che “esterno” alla p.a., potendo anche dar luogo al risarcimento del danno.
Ciò che, guardando alla situazione giuridica del privato lesa dall’inosservanza dei termini procedimentali, porta a configurare la pretesa del cittadino ad una risposta in forma espressa ed in tempi certi come un vero e proprio diritto soggettivo e, nella prospettiva sovranazionale del diritto alla “buona amministrazione”, come un diritto fondamentale della persona.
In modern economic contexts, the timing of administrative determination is a particularly pressing legal issue, as widely acknowledged by repeated reformative interventions to which article 2 of the (Italian) law n. 241/1990 has been subjected in the last decade, sanctioning the “duty” of (Italian) Public Administration to conclude the procedure with an explicit provision within a predetermined time.
This study aims at highlighting the vital importance that the certainty and rapidity of concluding administrative procedures play in relation to the economic choices of individuals, particularly in the present economic situation.
In particular, after highlighting how the anti-juridical nature ex se (in itself) of administrative inertia and the “severity” of the resulting damages to the “time” commodity become even more perceptible in a period of economic crisis, the study emphasizes the extent to which “time-factor” constitutes an essential variable in private financial programming; which requires that the time of the administrative procedure be reasonably “calculable” and, with it, the so-called “administrative risk”.
It is also noted how failure to comply with the timing of proceedings inevitably produces an alteration to the financial planning prepared by the private parties, both in the event of a delay in the issuance of a favorable measure as well as in a tardy adoption of an unfavorable measure.
From a different perspective, the contribution points to the fact that the certainty of timing of an administrative procedure, together with its rapidity, is an important factor in the competitiveness of “national systems”: economic and entrepreneurial investments inevitably focus on countries whose regulations guarantee greater certainty and rapidity for “doing business”.
The paper, in its conclusions, takes the view that the citizens’ claim to obtain an administrative decision within a time limit and by the adoption of a formal act could be construed as a genuine subjective right, and also, from a supra-national perspective in the light of the “right to good administration”, as a fundamental right of the human person.
Parole chiave: tempo, obbligo di provvedere, scelte economiche, crisi; mercato
Keywords: time, obligation to take measure, economic choices, crisis, market
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