Abstract
L’apparato descritto da Kafka ne “Il processo” offre una sorta di negativo fotografico di principi del procedimento penale in un ordinamento democratico: enunciazione chiara e immediata dell’accusa; rifiuto dei giudici speciali; tipicità degli atti del procedimento e loro accessibilità; distinzione dei ruoli e delle funzioni, in particolare quella del difensore.
Lo svolgimento del processo kafkiano destruttura luoghi e tempi: gli spazi della giustizia sono indistinti, in una fungibilità che ne produce la dissoluzione; indeterminato è il tempo del processo.
Vediamo, in questo, una inquietante assonanza con la “giustizia senza-tempo-e-tempi” dei mezzi di comunicazione di massa, dove nulla è deciso e tutto è continuamente ridiscutibile.

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