Stabilità e crescita da Maastricht al Fiscal compact

Abstract

«Nella rappresentazione funzionalista l’adozione della moneta unica costituiva una conseguenza naturale del mercato unico, della inevitabile necessità di disporre, in un mercato ormai completamente unificato, di un solo mezzo di pagamento (Rapporto Delors 1989). La scelta dell’Euro rappresentava, inoltre, dopo la caduta del muro di Berlino e la riunificazione tedesca, il tentativo dell’Europa di emanciparsi dall’egemonia finanziaria del dollaro e di individuare un proprio autonomo ruolo nel contesto della globalizzazione. Senza dimenticare la valenza propriamente simbolica della moneta, in quanto tale: un oggetto che avrebbe dovuto rendere l’Unione più tangibile e visibile ai propri cittadini (Pagliarecci 2007).
L’idea che la moneta in quanto tale avrebbe unificato le culture europee e generato per partenogenesi la politica si è rilevata, tuttavia, un’illusione (Paggi 2011), nella misura in cui l’assenza della solidarietà di bilancio (formalmente vietata dall’art. 125 del TFUE) e di adeguati meccanismi istituzionali di correzione degli squilibri macroeconomici ha progressivamente ampliato le divergenze tra gli Stati membri (Fitoussi 2013)»... (segue).

https://doi.org/10.14276/2384-8901/452
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