Abstract
L’evoluzione subita dalla criminalità economica nel corso degli anni risente dell’operare di molteplici fattori.
Uno degli aspetti più interessanti e logicamente prioritari nell’esame dell’iter richiamato attiene alla trasformazione socio-culturale dell’atteggiamento della società nei confronti del ‘povero’.
Fino all’incirca al secondo dopoguerra, infatti, la condizione economica disagiata era considerata indicativa di pericolosità sociale, in ragione della limitatezza di risorse e del basso grado culturale del ‘disadattato’.
Secondo il sentire comune dell’epoca la povertà era sintomo di propensione al crimine; da qui una derivata normazione tesa al controllo ed al contenimento del rischio.
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