Studiare in carcere un diritto “di carta” o una garanzia effettiva? L’esperienza del Polo Penitenziario Universitario di Palermo
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Parole chiave

Dignità dell’individuo, Istruzione universitaria, Poli penitenziari, Diritto allo studio risocializzativo e trasformativo.

Come citare

Maggio, P. (2025). Studiare in carcere un diritto “di carta” o una garanzia effettiva? L’esperienza del Polo Penitenziario Universitario di Palermo. Studi Urbinati, A - Scienze Giuridiche, Politiche Ed Economiche. https://doi.org/10.14276/1825-1676.5133
Received 2025-07-10
Accepted 2025-09-22
Published 2025-09-22

Abstract

L’istruzione in carcere, tratteggiata come diritto fondamentale del ristretto dalle cornici normative sovranazionali e nazionali, sembra quasi smaterializzarsi nella dimensione applicativa a causa delle mille difficoltà del quotidiano penitenziario.

Pure costituendo manifestazione fondamentale dello “statuto di dignità multilivello” del detenuto, il diritto allo studio stenta a divenire parte viva e generalizzata del trattamento nella direzione rieducativa e umanizzante dell’art. 27 Cost.

L’agevolazione allo studio (art. 19 Ord. penit. – L. n. 354/75) e il richiamo, ove possibile, all’assegnazione (art. 44 Reg. penit. – D. P. Rep. n. 230/2000) di spazio e tempo dedicati allo svolgimento dello studio – sintagmi già lessicalmente frenanti la piena esplicazione del diritto all’istruzione – vengono sottoposti a costante verifica rispetto alla esperienza quadriennale del Polo Universitario palermitano.

https://doi.org/10.14276/1825-1676.5133
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