Alcune riflessioni critiche sul riconoscimento della responsabilità penale in capo al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza in caso di morte o lesioni del lavoratore

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Abstract

La sentenza pubblicata lo scorso 25 settembre con cui la Suprema Corte di Cassazione ha condannato per omicidio colposo un Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) in relazione ad un infortunio mortale occorso ad un lavoratore, offre lo spunto, nella prospettiva del penalista, per riflettere su due questioni di parte generale, dibattute e complesse allo stesso tempo: da un lato, sulle peculiarità e sull’ampiezza che la “posizione di garanzia” – quale presupposto della responsabilità nei reati omissivi impropri – assume nell’ambito del diritto penale del lavoro. Dall’altro, sulla relazione intercorrente tra le due clausole generali di incriminazione suppletiva rappresentate dall’art. 40 cpv c.p. e dall’art. 113 c.p. nell’ambito delle organizzazioni complesse della c.d. società del rischio.

https://doi.org/10.14276/2531-4289.4368
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