Capitalismo come idolatria. Capitalismo, etica e religione in Walter Benjamin tra Max Weber e Hermann Cohen

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Abstract

Nel frammento Kapitalismus als Religion del 1921 Benjamin rappresenta una idea monadica, l’idea del capitalismo, così come Weber tenta di fare nella sua Ethik. Questa è caratterizzata da una dimensione mitica dominata dal destino e dall’inclinazione, non etica, idolatrica, dove per la redenzione resa possibile dall’espiazione, dalla purificazione e dalla penitenza rimane solo una fuggevole speranza. Solo attraverso l’Umkher, la conversione, l’espiazione e la purificazione proprie della possibilità del pentimento esemplificato nella possibilità redentiva ebraica del Kippur (la Teshuvà, termine tradotto da Hermann Cohen con il termine tedesco Umkher), sarà possibile uscire dalla gabbia del capitalismo, dell’indebitamento e della colpa. Nel Benjamin degli anni ’30 la religione del capitalismo si rappresenta come un culto idolatrico legato al feticismo delle merci e al concetto di fantasmagoria, proprio del capitalismo avanzato. Solo la critica storica, fondata sulla rammemorazione, la teoria e la prassi che derivano dal lavoro – messianico – dello storico permettono l’uscita dal sogno dell’utopia e della fantasmagoria, il risveglio, e possono portare al momento redentivo che in Benjamin coincide con l’azione politica rivoluzionaria: spezzare la gabbia che il capitalismo/cristianesimo ha costruito intorno all’umanità sognante del XIX e XX secolo.

Parole chiave: capitalismo, idolatria, redenzione, conversione (Umkehr/Teshuva), fantasmagoria

In the fragment Kapitalismus als Religion of 1921 Benjamin represents a monadic idea, the idea of capitalism, as Weber tries to do in his Ethik. This is characterized by a mythical dimension dominated by destiny and inclination, unethical, idolatrous, where for the redemption made possible by expiation, purification and penance only a fleeting hope remains. Only through Umkher, the conversion, atonement and purification proper to the possibility of repentance exemplified in the Jewish redemptive possibility of Yom Kippur (the Teshuva, a term translated by Hermann Cohen with the German term Umkher), will it be possible to get out of the cage of capitalism, indebtedness and guilt. In the Benjamin of the '30s the religion of capitalism is represented as an idolatrous cult linked to the fetishism of commodities and the concept of phantasmagoria, typical of advanced capitalism. Only historical criticism, based on remembrance, theory and praxis that derive from the messianic work of the historian allow the exit from the dream of utopia and phantasmagoria, the awakening, and can lead to the redemptive moment that in Benjamin coincides with revolutionary political action: to break the cage that capitalism/Christianity has built around the dreamy humanity of the nineteenth and twentieth centuries.

Key words: Capitalism, Idolatry, Redemption, Conversion (Umkher/Teshuva), Phantasmagoria

https://doi.org/10.14276/2532-1676/4651
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