Gramsci Antonio

Abstract

Antonio Gramsci analizzò la religione come fenomeno storico e politico, sottolineandone il ruolo nell’organizzazione della visione del mondo delle masse e nella costruzione dell’egemonia culturale. Nei Quaderni del carcere, definì il marxismo come una “religione” in senso non confessionale, cioè come una concezione del mondo che, per affermarsi, deve connettere teoria e prassi. Il marxismo partecipa, dunque, a pieno titolo al conflitto religioso che percorre la modernità, nel senso che esso, come le religioni tradizionali, si rivolge alle masse e tenta di dare una risposta alla loro richiesta di coerenza tra pensiero e azione. Tuttavia, la risposta del marxismo dovrà collocarsi su di un piano del tutto nuovo: non potrà proporsi come una nuova «ortodossia», che si sostituisca alle vecchie credenze religiose. Al contrario, il marxismo dovrà fare della mancanza di un’ortodossia già scritta un punto di riferimento costante per la propria filosofia della prassi.

Parole chiave: Antonio Gramsci, religione, egemonia culturale, filosofia della praxis, classi subalterne

 

Antonio Gramsci analyzed religion as a historical and political phenomenon, emphasizing its role in organizing the worldview of the masses and in constructing cultural hegemony. In the Prison Notebooks, he defined Marxism as a “religion” in a non-confessional sense, meaning as a worldview that, to assert itself, must connect theory and practice. Marxism thus fully participates in the religious conflict that runs through modernity, in the sense that it, like traditional religions, addresses the masses and attempts to provide an answer to their demand for coherence between thought and action. However, the response of Marxism must be situated on a completely new level: it cannot present itself as a new “orthodoxy” that replaces old religious beliefs. On the contrary, Marxism must make the absence of a pre-written orthodoxy a constant reference point for its philosophy of practice.

Keywords: Antonio Gramsci, religion, cultural hegemony, philosophy of praxis, subaltern classes

https://doi.org/10.14276/2532-1676/5273
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