Un' aporia nell'idealismo critico di Hermann Cohen: il nesso tra costruzione sistematica e religione della ragione

Abstract

Cohen si occupò molto di problemi religiosi e di filosofia della religione: agli inizi della sua attività letteraria negli anni 1867-69 (Heine und das Judentum, 1867; Wirkow und die Juden, 1868; Der Sabbat in seiner kulturgeschichtlichen Bedeutung, 1869), nel lungo periodo della sua attività sistematica tra il 1880 e il 1912 (dall’intervento contro l’ondata antisemitica: Ein Bekenntnis in der Judenfrage, 1880, all’espressione più completa e rappresentativa del periodo della maturità: Religion und Sittlichkeit, 1907), e negli anni berlinesi dal 1912 alla morte, nel 1918 (Der Begriff der Religion im System der Philosophhie del 1915 e, postumo, nel 1918, Religion der Vernunft aus den Quellen des Judentums). Tranne gli ultimi due, tutti gli altri scritti di religione di Cohen sono stati raccolti nei tre volumi delle Judische Schriften, pubblicati nel 1924 a Berlino a cura di Bruno Strauß con un’introduzione-interpretazione di Franz Rosenzweig. Anche negli scritti “sistematici” ci sono numerose pagine dedicate al significato della religione, o quando Cohen si sofferma su posizioni metodologiche, per altro decisive e rilevanti, essendo in discussione il metodo trascendentale, e quando, trattando di temi etici, non può non occuparsi della religione, dato che nel kantismo ben peculiare e stretto è il nesso tra religione e ragion pratica.

https://doi.org/10.14276/2532-1676/3153
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