Ermeneutica e «mito religioso» nel pensiero di Luigi Pareyson. Un cristianesimo per tutti?

Abstract

Quasi a conclusione della sua lunga ricerca filosofica nel campo dell’interpretazione, uno dei compiti più importanti assolti dall’analisi di Luigi Pareyson in Ontologia della libertà è stato quello di chiarire e universalizzare ciò che l’ermeneutica trova nell’esperienza religiosa e ciò che di essa «rende capace di interessare tutti gli uomini, tanto credenti quanto non credenti: tutti gli uomini in quanto uomini». Infatti, è proprio nell’«ermeneutica dell’esperienza religiosa» e in quella «religiosità immanente nel mito», ossia nella narrazione e nel simbolo biblico, che la filosofia ritrova il suo «pensiero originario» insieme a tutti quei significati che incrementano il suo patrimonio speculativo. Quei racconti biblici ai quali rimanda Pareyson, quando parla di temi fondamentali quali l’origine del male, la libertà, la divinità, la sofferenza, il destino dell’universo e il senso ultimo delle cose, servono ad avviare una sorta di universalizzazione del «mito» e dell’esperienza religiosa, mostrando come questi testi, squisitamente religiosi, possono interessare tutti, anche i non credenti. L’intuizione pareysoniana è stata, quindi, quella di evidenziare in che modo il linguaggio simbolico del «mito religioso» sia in grado di parlare meglio dei temi sopracitati, rispetto a un certo linguaggio filosofico.

https://doi.org/10.14276/2532-1676/3150
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