Abstract
Questo saggio è dedicato, nel venticinquesimo anniversario della scomparsa (7 gennaio 1993), alla memoria di Italo Mancini: maestro, collega, amico, che dalla cattedra dell’Università degli Studi di Urbino, fu per tanti giovani maestro di pensiero e di vita. In particolare il ricordo corre agli anni del mio insegnamento di Storia del cristianesimo (un insegnamento per me nuovo e che in seguito svolsi per alcuni anni anche nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova) nell’Istituto superiore di Scienze religiose dell’Università degli Studi di Urbino. Vi fui invitato proprio dal prof. Mancini, fondatore e direttore di quell’Istituto che oggi porta il suo nome, che volle che nel piano di studio fosse inserita la storia del cristianesimo e non quindi la storia della Chiesa (come avviene negli altri Istituti di Scienze religiose) e ciò al fine di meglio sottolineare (insieme all’attivazione della teologia protestante) la aconfessionalità di quei corsi universitari, che consentirono di introdurre per la prima volta le scienze religiose e il ritorno della teologia nelle Università italiane. Questo perché in Italia, a differenza della Germania (che pur conobbe il Kulturkamf), le Facoltà di Teologia nelle Università dello Stato furono soppresse nel 1873, con una legge che viene ritenuta ancora in vigore e ciò è uno degli elementi che contribuisce a spiegare l’ignoranza degli italiani in materia religiosa.
On the occasion of the twenty-fifth anniversary of the death of Italo Mancini (January 7, 1993), this essay aims to celebrate the memory of the Professor: teacher, colleague, friend, who from the chair of the University of Urbino, became teacher of thought and life for many young students. In particular, the memory goes back to the years of my teaching in History of Christianity (a new teaching for me that I later carried out for some years also in the Faculty of Political Sciences of the University of Genoa) in the Higher Institute of Religious Sciences of the University of the Studies of Urbino. I was invited by prof. Mancini, founder and director of that Institute which today bears his name, who wanted the history of Christianity to be included in the study plan and not therefore the history of the Church (as in other Institutes of Religious Sciences) and this in order to better underline (together with the activation of Protestant theology) the non-confessionalism of those university courses, which allowed for the first time to introduce the religious sciences and the return of theology in Italian universities. This is because in Italy, unlike Germany (which knew the Kulturkamf), the Faculties of Theology in State Universities were suppressed in 1873, with a law that is still considered in force and this is one of the elements that helps to explain the ignorance of Italians in religious matters.
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