Abstract
La prassi del primo decennio di applicazione degli Accordi di Villa Madama ha ricondotto la disciplina degli enti ecclesiastici nell'area del diritto comune. È stato così messo in discussione quel principio di specialità che trova riscontro in tutte le principali trattazioni scientifiche successive al Concordato del '29 e del '84; infatti, in più occasioni, il Consiglio di Stato ha finito col trattare gli enti ecclesiastici alla stregua delle persone giuridiche private a tutto sfavore del carattere di specialità degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. A conferma di tale attrazione nell'ambito del diritto comune, l'articolo mette in evidenza come alcuni dei recenti interventi unilaterali del legislatore statale, in materia di riconoscimento delle persone giuridiche, siano stati ben accetti anche da parte dell'autorità ecclesiastica: si pensi ad esempio all'art. 17 legge n.l27 /97, il quale, mentre ha conservato il parere obbligatorio del Consiglio di Stato in pochi casi, ha abrogato tutte le altre disposizioni che lo prevedessero, fra cui quelle riguardanti le vicende degli enti in oggetto. Gli stessi progetti governativi, miranti alla semplificazione dei procedimenti di riconoscimento della personalità giuridica, potrebbero applicarsi agli enti cattolici.
Si sottopone poi al lettore la questione attinente all'emersione giurisprudenziale di un diritto al riconoscimento, non più subordinato ad un atto amministrativo discrezionale e non dovuto.
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