Compravendita di "cosa futura" e appalto
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Come citare

Bonini, R. (2021). Compravendita di "cosa futura" e appalto. Studi Urbinati, A - Scienze Giuridiche, Politiche Ed Economiche, 55(4), 543–558. https://doi.org/10.14276/1825-1676.1090

Abstract

L'articolo si propone di affrontare inizialmente la tematica concernente la distinzione tra compravendita di cosa futura e appalto.

Sotto il profilo teorico e definitorio non appare difficile la distinzione dei due istituti, non potendosene altrettanto affermare la possibilità di certa distinzione nel campo pratico, laddove la configurazione logico giuridica di volta in volta assunta dal regolamento negoziale impone un esercizio interpretativo scrupoloso.

Comprese le differenze strutturali dei due tipi contrattuali e le relative discipline, ci si domanda se l'istituto della compravendita di cosa futura sia utilizzabile dalle P.A. in luogo delle ordinarie procedure connesse all'utilizzo dell'appalto pubblico.

Sul tema, a lungo dibattuto da dottrina e giurisprudenza, è intervenuto di recente il Consiglio di Stato, esprimendo un indirizzo risolutorio.

In particolare, questo studio considera l'ipotesi della possibilità di utilizzo del negozio di compravendita di res futura rispetto all'operazione di acquisto di beni immobili, da ristrutturarsi ad opera del venditore, tanto in ambito privato che pubblicistico, non essendo questione di facile risoluzione, posto che si è in presenza di un bene per certi versi attuale e tuttavia diverso da quello che l'acquirente mira ad ottenere mediante le trasformazioni che interverranno. 

https://doi.org/10.14276/1825-1676.1090
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