Abstract
Le recenti inchieste della Procura di Milano hanno portato alla luce gravi episodi di sfruttamento lavorativo, prevalentemente a danno di lavoratori migranti, nei settori della logistica, della grande distribuzione organizzata e della moda. Tali fenomeni risultano strettamente connessi alla mancata verifica, da parte delle imprese committenti, della capacità imprenditoriale delle società appaltatrici, nonché all’assenza di ispezioni e audit sulle effettive condizioni lavorative.
Queste omissioni costituiscono il presupposto per l’applicazione della misura dell’amministrazione giudiziaria ex art. 34 del d.lgs. n. 159/2011, concepita quale strumento non solo repressivo, ma anche riorganizzativo e di diffusione della cultura della legalità aziendale.
In tale contesto, i protocolli di legalità si candidano a rappresentare un presidio fondamentale di prevenzione, in grado di monitorare le filiere produttive e di supportare le imprese nel garantire trasparenza e integrità, riducendo al contempo il rischio di responsabilità indiretta e di provvedimenti giudiziari derivanti da condotte illecite poste in essere da appaltatori e subappaltatori.

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