Abstract
Il saggio affronta il tema della tutela del benessere lavorativo, proponendo una rilettura del ruolo del diritto penale in chiave sussidiaria. A partire da una riflessione storica e filosofica sul concetto di lavoro, l’autrice analizza le criticità dell’attuale sistema punitivo, evidenziando l’inefficacia dei meccanismi sanzionatori tradizionali nel garantire il benessere psicosociale dei lavoratori. Viene proposta una responsabilità autonoma dell’ente, fondata sulla colpa di organizzazione, che superi il filtro dell’agente individuale. In questa prospettiva, la compartecipazione organizzativa dei lavoratori, sostenuta da modelli di compliance integrata e da strumenti normativi recenti come la legge n. 76/2025, diventa centrale per costruire ambienti di lavoro sicuri e inclusivi. Il saggio si conclude con l’auspicio di un autentico investimento nel virtuoso intreccio dei modelli organizzativi, così come di norme tecniche, tale da tessere una compliance aziendale integrata, che riduca al minimo le forme di costrittività lavorativa.

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