Abstract
Il carattere esclusivo dell’unicità divina, affermato da Cohen con una radicalità che lo avvicina a Schönberg, sembra escludere ogni considerazione della tolleranza. Proprio nella capacità di rendere questa intolleranza umana ed etica risiede però per Erlewine l’attualità di Cohen. Si tratta di scindere lo sdegno per la cosa dalla condanna della persona. Con il riconoscimento dell’umanità di Idumeo ed Egiziano la violenza contro l’idolatra viene vietata. Se l’equiparazione dell’idolatria all’assenza di veracità porta a riconoscere in essa una perversione della cultura etica, inconciliabile con la struttura epistemologica del diritto pubblico (Nahme), Cohen non invoca però sugli idolatri rovina né umiliazione, bensì vergogna, sintomo della ritrovata veracità che l’idolatria aveva represso.
Parole chiave: unicità divina, tolleranza, idolatria, verità e veracità, etica, diritto pubblico
Hermann Cohen's exclusive dimension of unity/uniqueness the Divine, akin, in its radicality, to Schönberg's one, seems to prevent and avert any sort of tolerance. According to Erlewine, precisely the effort to make such an intolerance more humane and ethical is Cohen's mark: he intends to separate the disgust for the idolatry from the condemnation of the person. Through the recognition of "edomites and egyptians" the violence against the idolatric person is prohibited. If from one hand the equivalence of idolatry to the absence of truth and veracity means a perversion of an ethical culture (not conciliable with the epistemological structure of the public law (Nahme), on the other hand Cohen does not claim for the idolaters any sort of ruine or humiliation., but only shame. Shame is the symptom of a rediscovered veracity that idolatry had repressed.
Keywords: divine unity/uniqueness, tolerance, idolatry, truth and veracity, ethics, public law