Aldo Capitini: religione aperta, nonviolenza, omnicrazia

Abstract

Nato a Perugia, nel 1899, da modesta famiglia, consegue la maturità classica da autodidatta. Vince una borsa di studio alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove si laurea nel 1928 e discute l’anno seguente la tesi di perfezionamento in Lettere con Attilio Momigliano. Chiamato da Gentile come economo e assistente-educatore degli studenti nel 1930, si forma nel colto ambiente antifascista pisano e nel crogiuolo culturale del neoidealismo italiano, da cui si distaccherà maturando originali posizioni filosofiche e libero-religiose, anche grazie alle suggestioni del pensiero e dell’azione etico-politica di Gandhi. Allontanato dalla Normale nel 1933 per il suo rifiuto di iscriversi al Partito Nazionale Fascista, sarà con Guido Calogero tra i fondatori del movimento liberalsocialista. Nel 1937 esce, auspice Benedetto Croce, il suo primo importante lavoro, Elementi di un’esperienza religiosa. Si distinguerà nell’attivismo antifascista per la sua persuasione nonviolenta e l’orizzonte etico-religioso in cui assume significato il suo impegno politico, civile, educativo.

https://doi.org/10.14276/2532-1676/3179
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