Abstract
Fin dall’inizio il Buddhismo si presenta con tratti che appaiono di singolare modernità. Il Dharma del Buddha è un insieme di convinzioni e pratiche che mirano allo scopo di superare il disagio (dukkha) che caratterizza la condizione umana. Non un sistema di pensiero che si pretende vero, dunque, e nemmeno una rivelazione divina, ma un mezzo utile per raggiungere un fine. Questo carattere non ideologico del buddhismo, che non ha impedito e non impedisce il sorgere nel mondo buddhista di fenomeni di fanatismo religioso (si pensi al nazionalismo buddhista in Sri Lanka), riemerge in alcuni tra i maggiori pensatori contemporanei, impegnati nel dialogo con l’occidente razionalista e laico. L’intervento considera la figura del monaco zen vietnamita Thich Nhat Hanh, uno dei maggiori maestri buddhisti viventi. Sviluppando la teoria buddhista della vacuità nella sua concezione dell’interessere, Nhat Hanh elabora un buddhismo politicamente impegnato e pone le basi per una filosofia del dialogo e della nonviolenza.
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