«Le Chaos et la Nuit»: simbologia tauromatica

Abstract

21 settembre 1972, mancano poche ore all’equinozio di autunno e un colpo di pistola pone fine alla vita di Montherlant. La sua vita era stata piena di esperienze particolari, importanti, a volte uniche: la pratica della tauroma­chia sin da giovanissimo, intense attività sportive, la partecipazione alla Gran­de Guerra che, nel 1918, gli aveva procurato una grave ferita. Ossuaire, la sua era stata una vita molto dinamica: nel 1915 si era occupato di un’associazione benefica cattolica, e dopo la Guerra fu segretario dell’Oeuvre de l’Ossuai­re di Douaumont. Dal 1925, per circa sette anni aveva viaggiato in Spagna, Italia ed Africa del Nord, senza trascurare l’attività di scrittore, e nel 1934 aveva ricevuto il Grand Prix de Littérature dell’Académie Française. All’a­prirsi della Seconda Guerra mondiale non aveva potuto arruolarsi per motivi di salute, ma ugualmente aveva raggiunto il fronte come corrispondente di guerra, dove era stato di nuovo ferito. Dal 1942 al ’45 aveva collaborato con la Croce Rossa e nel 1960 era stato eletto membro dell’Académie Française. Questa vita così intensa è stata costellata, sin dai primi anni, da una fiorente produzione di opere che ben rappresentano la mappa della sua evoluzione interiore. Ma come si caratterizza la produzione artistica di Montherlant e come s’inquadra nel panorama letterario? Nel 1913 Jacques Rivière rivolge alla «N.R.F.» un addio al Simbolismo e annuncia la nascita di una letteratura differente, estranea all’emozione e all’analisi, tutta rivolta all’azione, netta, oggettiva, non più rivolta al passato, ma al futuro.

[... segue nel testo ...]

https://doi.org/10.14276/2464-9333.201
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