Abstract
Di seguito verranno analizzati alcuni elementi di stoicismo mutuati da Gramsci dai Ricordi di Marco Aurelio, letti negli anni della sua giovinezza e da lui successivamente trasmessi ai membri del “Club di vita morale”, un piccolo gruppo di studio di giovani socialisti torinesi organizzato sotto la sua direzione nel 1917-1918. Gramsci utilizza le memorie dell’Imperatore per insegnare perché e come l’individuo, parte integrante di una società, deve comportarsi eticamente e ragionevolmente, e adoperarsi per migliorare la comunità circostante attraverso l’esempio e l’insegnamento. Da Marco Aurelio Gramsci mutua altresì l’esigenza di “educare” l’altro a ragionare con la propria testa, ad aprirsi al nuovo e, infine, a giungere ad una concezione democratica della vita, cioè a vedere nel prossimo un “altro me stesso” il quale, come il maestro, cerca in sé stesso la verità della propria vita in società e a sua volta insegna agli altri a fare lo stesso. Vista da una tale prospettiva, l’autoeducazione (conoscersi sempre meglio al fine di migliorarsi di continuo come persona), insegnare quanto appreso e fare politica (fare propaganda e proselitismo) per trasformare molecolarmente la polis sono tutt’uno.

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