Emergenza e organizzazione

Abstract

Il contributo offre una riflessione ad ampio spettro sugli effetti dell’emergenza pandemica sull’ordinamento costituzionale. Si evidenzia anzitutto come i concetti di necessità ed urgenza, o più semplicemente di “crisi”, legittimino da sempre l’attribuzione di poteri eccezionali di adozione di determinate decisioni, molto spesso in deroga ai normali meccanismi di funzionamento degli organi collegiali a favore di decisioni monocratiche. Sul piano ordinamentale possono osservarsi due tendenze dovute alle situazioni di crisi: la migrazione delle competenze dal legislativo all’esecutivo, e dalla periferia al centro; tale dinamica collide con l’assetto istituzionale pluralistico del nostro ordinamento costituzionale generando una sovrapposizione di funzioni, a sua volta aggravata dalle distanze politiche tra i vari livelli di governo. L’altra rilevante conseguenza delle misure emergenziali è la compressione dei diritti fondamentali di rango costituzionale, il cui godimento dovrebbe essere oggetto di bilanciamento con altre esigenze collettive (in primis, la salute pubblica) nel rigoroso rispetto del nucleo essenziale di tali diritti. L’emergenza fa vacillare anche il rigoso rispetto del principio di riserva di legge: da un lato, con la delegificazione anomala tramite D.P.C.M.; dall’altro lato, con l’inserimento nelle leggi di conversione dei decreti legge di disposizioni non giustificate dall’emergenza, derogando così all’ordinario procedimento legislativo.

https://doi.org/10.14276/2610-9050.2340
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