Abstract
L'articolo esamina la pedagogia di Gramsci nei Quaderni del carcere. Si argomenta che essa non può essere isolata, ma va compresa nel contesto del suo pensiero complessivo. L'autore identifica la filosofia della praxis come fonte centrale, sottolineando il suo ruolo attivo nella trasformazione della realtà. Questa filosofia, intrinsecamente critica, assume nel pensiero gramsciano una prospettiva formativa. In particolare, essa evidenzia la lotta educativa contro il folklore per una concezione avanzata del mondo. L'articolo esplora, inoltre, i presupposti pedagogici per trasformare il senso comune in cultura superiore, collegando il rapporto pedagogico attivo al concetto gramsciano di egemonia. La comprensione reciproca tra intellettuali e popolo è essenziale per guidare l'elemento popolare dalla passione al sapere. Infine, il saggio analizza il carattere dialettico dell’educazione in Gramsci. In particolare, egli evidenzia il ruolo dell'oggetto culturale nel trasformare il soggetto, promuovendo una vera riforma intellettuale. Questo approccio è legato all'emancipazione dei subalterni. E ciò attraverso una dialettica educativa che supera le unilateralità puerocentriche ed epistemocentriche.

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